Abstract
In questo articolo ci poniamo il problema della cause prossimali e distali della sofferenza emotiva in una
cornice cognitivista. La tesi che sosteniamo è la seguente: la sofferenza può essere concettualizzata come
un problema di non accettazione, ovvero di iperinvestimento su uno scopo compromesso o su uno scopo
minacciato.
La compromissione di uno scopo personale produce inevitabilmente un qualche grado di disagio
emotivo, che nella gran parte dei casi si risolve con l’ottenimento dello scopo, con la sua ridefinizione o
con la rinuncia. Ci sono dei casi, però, in cui lo scopo non viene ottenuto né c’è una rinuncia, ovvero non si
accetta la compromissione anche quando questa mancata accettazione crei sofferenza.
La non accettazione può essere ricondotta a due ordini di ragioni: l’investimento su uno scopo attiva
effetti funzionali che facilitano l’investimento piuttosto che la rinuncia (cicli di autoalimentazione
dell’investimento e, dunque, della sofferenza); ci sono fattori, che riguardano la definizione degli scopi e
gli standard etici, che creano una vulnerabilità personale alla difficoltà ad accettare la compromissione o
minaccia a uno scopo personale
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@article{Mancini2012, title = {Perché si soffre? Il ruolo della non accettazione nella genesi e nel mantenimento della sofferenza emotiva}, author = {Francesco Mancini and Claudia Perdighe}, editor = {Associazione di Psicologia Cognitiva e Scuola di Psicoterapia Cognitiva SPC srl}, url = {https://apc.it/wp-content/uploads/2013/06/2012-Perch%C3%A9-si-soffre1.pdf}, year = {2012}, date = {2012-01-01}, journal = {Cognitivismo Clinico}, volume = {9 , 2, 95-115}, number = {2, 95-115}, pages = {95-115}, abstract = {In questo articolo ci poniamo il problema della cause prossimali e distali della sofferenza emotiva in una cornice cognitivista. La tesi che sosteniamo è la seguente: la sofferenza può essere concettualizzata come un problema di non accettazione, ovvero di iperinvestimento su uno scopo compromesso o su uno scopo minacciato. La compromissione di uno scopo personale produce inevitabilmente un qualche grado di disagio emotivo, che nella gran parte dei casi si risolve con l’ottenimento dello scopo, con la sua ridefinizione o con la rinuncia. Ci sono dei casi, però, in cui lo scopo non viene ottenuto né c’è una rinuncia, ovvero non si accetta la compromissione anche quando questa mancata accettazione crei sofferenza. La non accettazione può essere ricondotta a due ordini di ragioni: l’investimento su uno scopo attiva effetti funzionali che facilitano l’investimento piuttosto che la rinuncia (cicli di autoalimentazione dell’investimento e, dunque, della sofferenza); ci sono fattori, che riguardano la definizione degli scopi e gli standard etici, che creano una vulnerabilità personale alla difficoltà ad accettare la compromissione o minaccia a uno scopo personale}, keywords = {accettazione, scopo, sofferenza emotiva}, pubstate = {published}, tppubtype = {article} }