TRATTAMENTO CON LA SCHEMA THERAPY

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Schema Therapy: campi d’applicazione

La Schema Therapy si presenta quale approccio integrato capace di unire in sé in una cornice organica e coerente, elementi che fanno riferimento alla terapia cognitivo-comportamentale, alle teorie dell’attaccamento e delle relazioni oggettuali, alla terapia della Gestalt e alle terapie esperienziali.

Nel corso dell’ultimo decennio i suoi ambiti di applicazione sono esponenzialmente cresciuti: inizialmente nata per il trattamento dei disturbi di personalità ha trovato negli anni buoni riscontri, in termini di efficacia, su numerosi altri quadri diagnostici. I presupposti teorici e le diverse tecniche poi sono state adattate di modo tale da poter essere utilizzate non solo con pazienti adulti e all’interno di un setting di intervento individuale, ma anche con pazienti in età evolutiva, nel contesto interpersonale di lavoro con le coppie, e all’interno di un setting di gruppo.

Il modello della Schema Therapy illustra il  modo in cui i bisogni di base non soddisfatti nei primi anni di vita possano determinare la formazione dei cosiddetti Schemi Maladattivi Precoci favorendo il conseguente strutturarsi di comportamenti e stili di coping disfunzionali.

Traendo le sue basi teoriche dalla psicologia dello sviluppo e avendo come nucleo centrale i bisogni primari, la Schema Therapy si presta piuttosto bene al trattamento di bambini e adolescenti. L’applicazione di tale cornice ai pazienti in età evolutiva, la cui diffusione si deve al lavoro di Christof Loose e collaboratori (2013), ha quale obiettivo centrale la prevenzione dello sviluppo degli Schemi Maladattivi proprio nell’età in cui solitamente essi cominciano a strutturarsi. Nel processo di intervento in età evolutiva, oltre al lavoro con il bambino si mostra fondamentale un intervento volto ad aiutare i genitori a consapevolizzarsi dei propri Schemi e a meglio gestirne l’attivazione, perché diventino capaci di offrire  ai propri figli un’atmosfera di accudimento più accogliente e responsiva nonché un modelling più adulto e funzionale. A partire dalla consapevolezza di come per i bambini e gli adolescenti possa non essere semplice e immediato parlare di aspetti intimi di sé quali sono i pensieri, le emozioni, i bisogni, gli strumenti e le tecniche principali della Schema Therapy sono state riadattate.

Nel lavoro con i bambini i singoli schemi e i singoli Modes ad esempio vengono in genere rappresentati visivamente, attraverso oggetti attraenti come carte colorate, pupazzetti, marionette di stoffa, maschere, statuine di legno e altri materiali scelti e pensati dal terapeuta. L’impostazione della relazione naturalmente tende ad essere meno didattica che con l’adulto e più orientata al gioco, alla spontaneità e alla leggerezza. Come da prassi in età evolutiva il coinvolgimento dei genitori riveste un ruolo di primo piano all’interno dell’intero processo. Dopo un primo lavoro di psicoeducazione sui bisogni primari non soddisfatti connessi ai sintomi del figlio, si procede solitamente ad un percorso di Schema-Coaching, che vede il terapeuta affiancare, come un coach, la coppia di genitori perché apprenda modalità alternative di relazione con il proprio figlio interrompendo i cicli interpersonali disfunzionali. Ciascun genitore può trovare nel corso del processo uno spazio all’interno del quale essere sostenuto nel riconoscimento dei propri Schemi Maladattivi Precoci e dei nessi tra questi e le esperienze di frustrazione della propria infanzia.

Come già anticipato, la Schema Therapy interviene anche sulle conflittualità e le dinamiche interne alle coppie di partners. Per comprendere il razionale con cui la si applica all’interno del setting di coppia (Simeone-Di Francesco et al., 2015), serve ricordare quanto la “chimica” degli schemi, cioè la tendenza umana a sentirsi attratti da individui capaci di rafforzare le proprie convinzioni fondamentali, giochi un ruolo di primo piano nell’incontro e nella scelta dell’altro quale partner. E’ piuttosto frequente infatti, per le ragioni appena dette,  ritrovarsi, all’interno della propria relazione di coppia, ad agire, riattualizzandoli, ruoli noti sin dall’infanzia, in una lotta inconsapevole tra schemi che nasce dalla sollecitazione reciproca dei propri inneschi emotivi e che genera cicli interpersonali disfunzionali capaci di mandare i partner e la coppia in sofferenza. Nel lavorare con le coppie, la Schema Therapy concentra i suoi sforzi sui cicli in questione, espressione dei bisogni che ciascun partner porta all’altro e che spesso vengono fraintesi, rimangono non visti, si perdono dietro i contenuti su cui la coppia discute. L’obiettivo dell’intervento è quello di rendere i partner consapevoli dei pattern disfunzionali di interazione che mantengono con l’altro, aiutandoli a divenire capaci di riconoscerli e interromperli, per poi potersi riconnettere emotivamente ai propri bisogni e a quelli dell’altro favorendo un confronto adulto e costruttivo all’interno delle dinamiche di coppia. Gli strumenti messi in campo sono gli stessi di quelli della terapia individuale, seppur con i necessari riadattamenti frutto della necessità di coinvolgere entrambi i partner nella costruzione del processo terapeutico. Uno degli strumenti più frequentemente utilizzato perché molto esplicativo per la coppia è la Mode cycle clash-card, uno schema riassuntivo che permette a ciascun partner di comprendere la nascita e il mantenimento dei cicli disfunzionali all’interno della propria relazione di coppia, gettando luce sui bisogni primari non soddisfatti e dando modo alla coppia di scoprire e co-costruire modi nuovi e più funzionali di esprimerli. Fondamentale la possibilità che questo strumento dà a ciascuno dei partner di creare nessi associativi e di significato tra le reazioni proprie e dell’altro nel presente e gli stili appresi nella propria storia di vita all’interno delle relazioni primarie di accudimento. Anche l’Imagery with Rescripting, cuore delle tecniche esperienziali, e la tecnica delle sedie trovano frequente applicazione all’interno del setting di coppia.  La tecnica delle sedie vede i partner occupare a turno sedie diverse al fine di far emergere con chiarezza, alla presenza del partner, i bisogni di ciascuno, favorendo l’espressione delle emozioni ad essi connesse e la costruzione di modi di prendersene cura all’interno della coppia. Per quanto riguarda l’Imagery with Rescripting, nel rievocare le esperienze negative passate, ripercorrendole in immaginazione come se accadessero nuovamente, ciascun membro della coppia potrà godere dell’aiuto del partner per immaginare che i propri bisogni frustrati possano trovare accoglimento e risposta, riscrivendo il ricordo.

Oltre che in un setting di coppia, Farrell & Shaw (1994, 2012) hanno proposto l’applicazione della Schema Therapy all’interno di un, dando vita ad un modello di Schema Therapy di Gruppo (STG) che ha integrato quanto già precedentemente fatto dal padre della Schema Therapy, J. Young, in tale direzione. Il modello proposto è alquanto innovativo rispetto ai tradizionali modelli di terapia di gruppo: esso non applica semplicemente gli interventi individuali all’interno di un formato di gruppo bensì propone un riadattamento degli stessi al lavoro sui Mode. Attraverso esercizi esperienziali ripetuti di Imagery e Role Playing,  i singoli componenti del gruppo hanno modo di prendersi cura gli uni degli altri, recitando il ruolo dei vari Mode appartenenti agli altri membri. Un lavoro di questo tipo permette di fare esperienza di un reparenting integrato, in cui non solo il terapeuta ma anche la “famiglia” costituita e rappresentata dal gruppo fornisce un’esperienza parziale di soddisfazione dei bisogni frustrati. Un lavoro di validazione empirica condotto dalle stesse Farrel & Shaw nel 2009 ha messo in luce come il supporto del gruppo possa impattare in modo piuttosto positivo su schemi chiave quali Deprivazione emotiva, Abbandono, Inadeguatezza/Vergogna, Sfiducia/Abuso e Isolamento sociale, incidendo notevolmente sul funzionamento dei singoli e sulla loro qualità di vita.


 

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