DEPRESSIONE – La depressione negli anziani

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COS’E’ LA DEPRESSIONE NELLA PERSONA ANZIANA

La depressione senile è un disturbo dell’umore molto frequente nella popolazione anziana. Tale disturbo può manifestarsi con i sintomi più tipici della depressione, come la tristezza, la perdita di interesse o l’isolamento sociale ma può anche, in un numero elevato di casi, presentarsi con un vissuto e una sintomatologia diversa da quella comunemente descritta in età adulta: per questo, la depressione è spesso sottostimata nella popolazione anziana, non diagnosticata e quindi non trattata.

È stato stimato che circa il 12% delle persone in terza età soffre di un disturbo depressivo, ma alcuni studi contano una prevalenza che arriva fino al 35%. Tale disturbo colpisce in numero superiore le donne rispetto agli uomini, con un rapporto di 2:1. La prevalenza di disturbi depressivi in questa fascia di età è più elevata in ambienti sanitari, come ospedali e strutture residenziali.

Una parte degli episodi depressivi rilevati nella popolazione anziana si verifica in persone che hanno sofferto di un disturbo dell’umore ad insorgenza precoce, che si ripresenta o si riacutizza in età avanzata. L’esordio depressivo può verificarsi, però, anche in età senile mostrando un fenotipo differente, una maggiore tendenza alla cronicizzazione del disturbo e una latenza più lunga di risposta al trattamento.

 

Come si manifesta la depressione senile?

La depressione nell’anziano può presentarsi per la prima volta in età senile oppure può essere una recidiva di disturbi dell’umore ad insorgenza precoce e costituirsi come una depressione ricorrente. La depressione nell’anziano, soprattutto quando l’insorgenza è in tarda età, si presenta con alcune caratteristiche che la distinguono dalla depressione nell’adulto.

Mentre in quest’ultimo emozioni e vissuti come la tristezza, la perdita di piacere, il negativismo e la disperazione rappresentano il quadro sintomatologico più tipico e caratteristico degli episodi depressivi, nell’anziano la manifestazione della malattia avviene principalmente attraverso il linguaggio del corpo. L’umore depresso può essere, infatti, poco intenso o interpretato (erroneamente) come una normale conseguenza dell’invecchiamento.

La manifestazione del disagio avviene principalmente attraverso sintomi somatici, che possono manifestarsi con dolori generali come mal di schiena o male alle gambe, faticabilità e astenia (debolezza e riduzione della forza muscolare) o con manifestazioni a carico di sistemi specifici. L’anziano può lamentare, per esempio, cefalee o vertigini, palpitazioni, tachicardia, oppressione toracica o sintomi dolorosi a carico degli apparati respiratorio, gastrointestinale o genitourinario. Sia la presenza dei sintomi dolorosi che la preoccupazione per le proprie funzioni vitali, come il ritmo sonno-veglia, l’evacuazione e il respiro, possono far sorgere preoccupazioni ipocondriache intense, in assenza di un riscontro medico che spieghi la sintomatologia presentata, che talvolta possono sfociare in deliri somatici.

Insieme ai sintomi fisici, la persona anziana che soffre di depressione mostra un generale rallentamento, apatia (mancanza di interesse) e tendenza all’isolamento, iporessia (diminuzione dell’appetito) e calo ponderale.  Può presentarsi, inoltre, un vissuto caratterizzato da mancanza di interesse, iniziativa e motivazione, più tipico di un umore depresso.

A volte possono prevalere i sintomi cognitivi, come deficit della memoria, disturbi dell’attenzione, difficoltà di concentrazione, disorientamento, confusione e atteggiamenti regressivi, che possono simulare una demenza. Quando una sintomatologia cognitiva franca compare come conseguenza del disturbo depressivo si parla di “pseudodemenza depressiva”: tale condizione differisce dalla demenza a base organica e neurodegenerativa per l’esordio improvviso, la progressione veloce e la buona risposta al trattamento farmacologico con antidepressivi.

La depressione nell’anziano può essere accompagnata da sintomi d’ansia, che appaiono molto simili a quelli della depressione, sia rispetto ai sintomi somatici, come la tachicardia e le palpitazioni, sia in relazione al vissuto di preoccupazione per la propria salute.

 

Sintomi somatici della depressione:

  • Astenia
  • Faticabilità
  • Calo ponderale
  • Dolore locale o diffuso
  • Cefalea
  • Vertigini
  • Palpitazioni
  • Tachicardia
  • Dolore toracico
  • Dispnea
  • Tachipnea
  • Bocca secca
  • Dispepsia
  • Aerofagia
  • Diarrea
  • Stipsi
  • Pollachiuria
  • Urgenza minzionale
  • Disfunzione erettile
  • Calo della libido

 

CAUSE:
Quali sono le cause e i fattori di vulnerabilità della depressione senile?

È possibile individuare diverse cause e fattori di vulnerabilità che possono predisporre l’individuo anziano a sviluppare una depressione in terza età.  Nel caso dell’anziano la predisposizione genetica gioca un ruolo meno significativo rispetto alla popolazione più giovane. La presenza di una storia pregressa di depressione rappresenta, comunque, un fattore di rischio e può indicare strategie di adattamento poco efficaci o scarse e, più in generale, meccanismi di funzionamento disadattivo specifici della persona.

Dal punto di vista biologico, durante l’invecchiamento si verificano alcuni eventi neurochimici che possono contribuire ad aumentare la vulnerabilità al disturbo: si osserva, ad esempio, una riduzione dei neurotrasmettitori disponibili a livello sinaptico e un aumento degli enzimi deputati al loro metabolismo.

Sul piano psicosociale, è noto che la terza età è il periodo in cui l’individuo vive più frequentemente delle perdite, sotto diversi punti di vista, che possono rappresentare eventi negativi che predispongono il soggetto a sviluppare sintomi depressivi. Per esempio, gli individui anziani spesso vanno incontro a problematiche nella salute fisica, con una riduzione della propria efficienza e talvolta della propria autonomia. Tale evenienza può causare, a sua volta, una condizione di isolamento e riduzione dei contatti sociali, accompagnata da un vissuto di solitudine.

A questa età avviene, inoltre, la fase del pensionamento, che rappresenta un cambiamento importante nella vita di un individuo, che può essere vissuto come una perdita del proprio ruolo all’interno della società e del proprio prestigio, oltre a imporre un riadattamento e un cambiamento delle proprie routine.

Anche sul piano relazionale, la terza età rappresenta il periodo in cui si è più esposti alle perdite affettive di parenti, amici e del proprio coniuge. In particolare, il lutto da vedovanza può rappresentare l’esperienza più dolorosa dell’età senile, predisponendo l’individuo a sviluppare sintomi depressivi.

Infine, è importante tener conto che l’esordio di una sintomatologia depressiva può sia essere dovuto alla presenza di patologie mediche (come l’ipo/ipertiroidismo) che essere associato all’assunzione di particolari terapie farmacologiche (come ad esempio le terapie con farmaci betabloccanti, le terapie con L-dopa, i cortisonici, la clonidina), che possono avere effetti iatrogeni per la loro azione sull’equilibrio cerebrale e causare sintomi depressivi.

 

Quali possono essere le conseguenze di una depressione non trattata?

La depressione senile, se non correttamente riconosciuta e opportunamente trattata, può avere conseguenze gravi sulla salute fisica e psichica della persona.

Si osserva spesso un peggioramento significativo della qualità di vita: la persona che soffre di depressione tende a smettere di prendersi cura di sé, sia dal punto di vista della salute fisica e che della cura quotidiana, aggravando il proprio disagio psicologico. Si accompagna spesso un forte ritiro sociale con conseguente isolamento, che può aumentare il vissuto di solitudine e aggravare la patologia, riducendo inoltre le possibilità di aiuto. Il ritiro sociale e l’incuria personale, quando presenti in una persona anziana che soffre di malattie fisiche dovute all’età, possono peggiorare il quadro sintomatologico delle patologie fisiche già in essere, aumentando il rischio per la salute, aggravando la disabilità e aumentando il rischio di mortalità.

La depressione non trattata nella persona anziana può causare, inoltre, una riduzione delle capacità cognitive, soprattutto a carico della memoria, dell’attenzione e delle funzioni esecutive. Il declino delle capacità cognitive, in concomitanza con la depressione, può causare una riduzione della stimolazione delle stesse funzioni, con conseguente aumento del rischio di sviluppare una demenza.

Infine, il rischio di suicidio nelle persone con depressione senile è molto elevato e non va sottovalutato: il tasso di suicidio di questa popolazione è più elevato rispetto ai giovani che soffrono dello stesso disturbo e cresce soprattutto negli uomini anziani che superano gli 85 anni. I pensieri suicidari possono far parte della sintomatologia depressiva stessa, e quando opportunamente riconosciuti, possono essere trattati. Quando la depressione non viene trattata, tali pensieri non vengono affrontati e possono strutturarsi fino alla messa in atto di tentativi di suicidio, agiti in modo diretto o indiretto attraverso comportamenti che portano la persona anziana a lasciarsi morire, a mal curarsi e a non alimentarsi.

CURA: Come curare la depressione senile?

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) è considerata tra le terapie più affidabili per il trattamento e la cura della depressione nella persona anziana. Quando il quadro depressivo è lieve o moderato, la TCC risulta efficace come intervento unico; quando il quadro sintomatologico è moderato-grave, il trattamento farmacologico con antidepressivi in associazione con la TCC aumenta l’efficacia dell’intervento psicoterapeutico. Nel caso delle persone anziane, gli antidepressivi SSRI si sono rivelati maggiormente adeguati, in quanto risultano ben tollerati gli effetti collaterali.

La TCC, che naturalmente adatta i suoi interventi in base al tipo di persona e alle problematiche riscontrate, si presenta ancora più flessibile quando si rivolge alla persona anziana, tenendo conto delle caratteristiche e dei cambiamenti tipici di questa età, sia a livello fisico (problemi di salute e patologie organiche), sia rispetto a problemi sensoriali (di vista e di udito) e cognitivi.

La TCC, dopo una prima fase di valutazione della sintomatologia e di approfondimento delle problematiche presenti, prevede un intervento iniziale di psico-educazione, in cui si forniscono al paziente dei modelli che spiegano le caratteristiche del disturbo di cui soffre. Segue l’individuazione dei pensieri disfunzionali e delle distorsioni cognitive che caratterizzano la depressione, l’eventuale presenza di circoli viziosi e i significati personali legati, per esempio, ai vissuti di perdita che si stanno attraversando, con l’obiettivo di mettere in discussione tali pensieri e individuare alternative e modi più adattivi di pensare alla propria situazione. Fondamentale, soprattutto con le persone anziane, è l’uso di tecniche comportamentali, spesso più immediate rispetto a quelle cognitive e che consistono per esempio in esercizi, in assegnazione di compiti graduali e programmi di risoluzione di problemi che modificando il comportamento determinando un cambiamento a livello cognitivo e soprattutto emotivo.

Si sono rivelate molto importanti, soprattutto nella prevenzione delle ricadute, alcune strategie “di terza ondata”, come la Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT), che integra le tecniche di terapia cognitiva con esercizi mindfulness che promuovono un atteggiamento consapevole. Il fulcro della MBCT consiste nel favorire la presa di coscienza dei propri stati interiori al fine di spezzare il loop dei pensieri negativi e ruminativi che caratterizza la cognizione dei pazienti con depressione. 

La TCC con persone che soffrono di depressione senile può essere svolta in setting individuale oppure di gruppo, quest’ultimo utile soprattutto quando si vuole offrire una maggiore opportunità di socializzazione e di condivisione di esperienze, promuovendo ulteriormente l’uscita dall’isolamento sociale.

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del Servizio di Psicoterapia per l’anziano

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