The paradoxes of depression: a goal driven approach.

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Francesco Mancini, Claudia Perdighe: Perché si soffre? Il ruolo della non accettazione nella genesi e nel mantenimento della sofferenza emotiva. In: Cognitivismo Clinico, vol. 9 , 2, 95-115, no 2, 95-115, pp. 95-115, 2012.

Abstract

In questo articolo ci poniamo il problema della cause prossimali e distali della sofferenza emotiva in una
cornice cognitivista. La tesi che sosteniamo è la seguente: la sofferenza può essere concettualizzata come
un problema di non accettazione, ovvero di iperinvestimento su uno scopo compromesso o su uno scopo
minacciato.
La compromissione di uno scopo personale produce inevitabilmente un qualche grado di disagio
emotivo, che nella gran parte dei casi si risolve con l’ottenimento dello scopo, con la sua ridefinizione o
con la rinuncia. Ci sono dei casi, però, in cui lo scopo non viene ottenuto né c’è una rinuncia, ovvero non si
accetta la compromissione anche quando questa mancata accettazione crei sofferenza.
La non accettazione può essere ricondotta a due ordini di ragioni: l’investimento su uno scopo attiva
effetti funzionali che facilitano l’investimento piuttosto che la rinuncia (cicli di autoalimentazione
dell’investimento e, dunque, della sofferenza); ci sono fattori, che riguardano la definizione degli scopi e
gli standard etici, che creano una vulnerabilità personale alla difficoltà ad accettare la compromissione o
minaccia a uno scopo personale

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@article{Mancini2012,
title = {Perché si soffre? Il ruolo della non accettazione nella genesi e nel mantenimento della sofferenza emotiva},
author = {Francesco Mancini and Claudia Perdighe},
editor = {Associazione di Psicologia Cognitiva e Scuola di Psicoterapia Cognitiva SPC srl},
url = {https://apc.it/wp-content/uploads/2013/06/2012-Perch%C3%A9-si-soffre1.pdf},
year  = {2012},
date = {2012-01-01},
journal = {Cognitivismo Clinico},
volume = {9 , 2, 95-115},
number = {2, 95-115},
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cornice cognitivista. La tesi che sosteniamo è la seguente: la sofferenza può essere concettualizzata come 
un problema di non accettazione, ovvero di iperinvestimento su uno scopo compromesso o su uno scopo 
minacciato. 
La  compromissione  di  uno  scopo  personale  produce  inevitabilmente  un  qualche  grado  di  disagio  
emotivo, che nella gran parte dei casi si risolve con l’ottenimento dello scopo, con la sua ridefinizione o 
con la rinuncia. Ci sono dei casi, però, in cui lo scopo non viene ottenuto né c’è una rinuncia, ovvero non si 
accetta la compromissione anche quando questa mancata accettazione crei sofferenza.
La  non  accettazione  può  essere  ricondotta  a  due  ordini  di  ragioni:  l’investimento  su  uno  scopo  attiva  
effetti  funzionali  che  facilitano  l’investimento  piuttosto  che  la  rinuncia  (cicli  di  autoalimentazione  
dell’investimento e, dunque, della sofferenza); ci sono fattori, che riguardano la definizione degli scopi e 
gli standard etici, che creano una vulnerabilità personale alla difficoltà ad accettare la compromissione o 
minaccia a uno scopo personale},
keywords = {accettazione, scopo, sofferenza emotiva},
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