L’attacco di panico rappresenta forse, la forma più acuta ed intensa dell’ansia e ha la caratteristica di una crisi che raggiunge il suo picco in pochi minuti (circa dieci). Chi la sperimenta prova un’intensa paura al pensiero che tale crisi possa ricapitare è vissuta come un’esperienza strana, inattesa e intensa.
Quando si verificano le crisi di panico?
Tali crisi posso avvenire in momenti particolarmente stressanti o con un’intensa attivazione emotiva.
Nel corso della vita può succedere a chiunque di sperimentare una o più crisi di panico. Questo non implica che chi la sperimenti soffra di un disturbo di panico. Infatti, la crisi di panico è uno specificatore del disturbo, che per essere diagnosticato ha bisogno di altri criteri. Quest’ultimi possono essere: la preoccupazione persistente di avere altri attacchi o delle sue conseguenze (es sensazione di perdita di controllo, di impazzire o di morire) e una significativa alterazione del comportamento finalizzata ad evitare una possibile crisi di panico (es. evitamento di esercizi fisici o di situazioni non familiari).
I sintomi della crisi di panico
Una crisi di panico può presentare una sintomatologia divisa nelle seguenti categorie: sintomi cardiorespiratori (tachicardia, senso di oppressione al petto, sensazione di affogare ecc.), sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, mal di stomaco ecc.), sintomi vestibolari (vertigini, sensazioni di svenimento ecc.), sintomi psicosensoriali (disorientamento, derealizzazione, depersonalizzazione ecc.) (DSM-5, APA, 2013).
Modello cognitivo di Clark
L’attacco di panico secondo il modello cognitivo di Clark, noto come modello a circolo vizioso avviene quando un individuo percepisce alcune sensazioni corporee o mentali come molto pericolose, ovvero le interpreta come segnali di un’improvvisa catastrofe (Clark 1986). L’interpretazione catastrofica può riguardare sensazioni corporee e mentali innocue derivate non solo dall’ansia ma anche da altre emozioni o da stimoli di altra natura (caffeina, stanchezza ecc.)
Quest’interpretazione porta il soggetto a esperire l’emozione dell’ansia, emozione che si sperimenta quando gli esseri umani percepiscono una minaccia più o meno grave.
L’ansia fa percepire in modo catastrofico le sensazioni somatiche ad essa correlate (es. aumento tachicardia ecc.). Ciò porta la persona ad allarmarsi ulteriormente aumentando l’intensità dell’ansia e quindi le sensazioni legate ad essa fino a culminare in un vera e propria crisi di panico. (Gragnani, A, Paradisi, G. & Mancini, F. 2011).
La sintomatologia percepita durante la crisi di panico è acuita anche dal ruolo dell’adrenalina. Quest’ultima è contenuta in basso dosaggio nel nostro corpo in una situazione di quiete e riposo. Durante la crisi di panico viene scaricata nel torrente circolatorio inducendo o aumentando i sintomi cardiorespiratori, vestibolari, cardiorespiratori e psicosensoriali.
Una crisi di panico ha il suo apice in circa dieci minuti e si risolve senza compromettere la salute della persona. Tecniche di respirazione e di mindfulness possono essere d’aiuto per normalizzare i sintomi dell’ansia.
Come curare le crisi di panico?
Nel caso in cui si sviluppi un disturbo di panico il lavoro che va fatto è di tipo psicoterapeutico.
Questo dopo un buon assesment può essere riassunto nelle fasi di costruzione relazione terapeutica (condivisione, psicoeducazione, motivazione). La modificazione delle credenze patogene (ristrutturazione cognitiva, accettazione dell’ansia, esposizione enterocettiva dal vivo). La prevenzione delle ricadute (ricostruzione storia personale, incrementare il senso di sé).