COME FUNZIONANO LE FLASHCARS
Una volta individuati i principali schemi e le risposte di coping che contribuiscono a mantenere attiva la sofferenza del paziente durante la fase di assessment, il terapeuta utilizza una serie di strategie cognitive volte a togliere potere agli schemi, ad esempio chiedendo al paziente di riesaminare le prove a favore dello schema nella sua vita e di cercare delle spiegazioni alternative per gli episodi a cui esse si riferiscono. L’obbiettivo di questa tecnica è chiaramente quello di togliere valore a ciò che sembra confermare lo schema. Un’altra strategia cognitiva consiste nell’esaminare i vantaggi e gli svantaggi delle risposte di coping alla luce dell’utilità che queste hanno nella vita attuale del paziente. Questa procedura ha l’obbiettivo di mettere in luce la natura autodistruttiva delle risposte di coping nel contesto di vita attuale e di favorire la sostituzione di questi ultimi con strategie più funzionali. Un’ulteriore strategia cognitiva (dal tocco più esperienziale) consiste nell’instaurare un dialogo tra lo schema e “la parte sana” del paziente.
Questa tecnica prende spunto dalla tecnica della Gestalt della “sedia vuota” e consiste nel chiedere al paziente di interpretare alternativamente il ruolo dello schema e della sua parte adulta sana. Inizialmente il paziente può avere delle difficoltà a prendere distanza dalla prospettiva dello schema ed è quindi consigliabile che il terapeuta interpreti il ruolo della parte funzionale. Viene quindi avviato un dibattito in cui il paziente, nel ruolo della parte disfunzionale, cercherà di esprimere tutte le motivazioni possibili per dimostrare la validità dello schema, mentre il terapeuta, nel ruolo della parte sana, risponderà producendo le evidenze che ne dimostrano l’infondatezza. In questo modo il terapeuta fornisce al paziente un modello di parte sana. In seguito, con la guida del terapeuta i ruoli verranno invertiti, e il paziente potrà decidere se interpretare tutte e due le parti (alternandole e sedendosi su sedie diverse) o se lasciare al terapeuta il compito di interpretare il ruolo dello schema.
L’utilizzo dei promemoria o flashcards si integra all’interno di questo processo di ristrutturazione degli schemi e si configura come una sintesi di quanto emerso dall’applicazione delle strategie cognitive, che il paziente può consultare al momento opportuno (ad esempio quando sperimenta emozioni negative tra una seduta e l’altra).
Nella compilazione della flashcard è fondamentale che il terapeuta assuma nuovamente un ruolo di guida, poiché in questa fase della terapia, la parte sana del paziente non è ancora sufficientemente corroborata. Nel compilare la flashcard terapeuta e paziente possono prendere spunto da una situazione di cui hanno già parlato ed in cui il paziente ha sperimentato ansia (piuttosto che rabbia o tristezza, ecc.). L’identificazione delle sensazioni e delle emozioni sperimentate dal paziente è proprio il primo punto da cui partire, associandole all’evento scatenante. La voce successiva del promemoria consiste nell’identificazione degli schemi principali attivati in quel momento, riportandone l’origine (le esperienze relazionali avverse che hanno contribuito alla sua genesi in infanzia) e le distorsioni cognitive che lo schema ingenera. A questo punto viene compilata nel promemoria la voce relativa alla valutazione della realtà (e della prospettiva funzionale). In questa voce i pensieri negativi e disfunzionali caratteristici dello schema vengono contrapposti alla prospettiva funzionale che viene corroborata elencandone le prove a favore precedentemente identificate.
L’ultima voce del promemoria è quella relativa alla promozione di strategie comportamentali funzionali. Terapeuta e paziente anzitutto identificano i comportamenti (o coping) disfunzionali che il paziente è solito mettere in atto. A questi vengono contrapposte delle strategie comportamentali alternative e più funzionali (anche queste precedentemente identificate con la strategia cognitiva dei vantaggi e degli svantaggi).
Ecco un esempio di flashcard compilato:
In questo momento mi sento triste e con un groppo in gola perché Maurizio è andato alla partita di calcetto e mi ha lasciato da sola ed ho paura che lo abbia fatto perché non gli importa niente di me e mi vuole lasciare. Tuttavia, sono consapevole di provare queste sensazioni a causa dell’attivazione dei miei schemi di Deprivazione Emotiva e di Abbandono. Essi si basano sui sentimenti che provo nei confronti di mio padre che durante tutta la mia infanzia era sempre molto impegnato, non aveva mai tempo per me e non c’era mai e che alla fine se n’è andato ma non hanno niente a che vedere con i sentimenti che Maurizio prova per me e con la stabilità del nostro rapporto. Anche se a volte credo che non avrò mai l’amore di cui ho bisogno e che alla fine resterò sola, in realtà non è vero che gli altri ci rifiutano e ci abbandonano sempre. Le prove a favore di questo consistono nel fatto che Maurizio mi vuole bene ed è spesso molto affettuoso con me (ieri mi ha portato dei fiori e ha organizzato un weekend per stare insieme) e che ho tante persone nella mia vita che mi stanno vicino e mi chiamano spesso.
Dunque anche se mi sento in ansia e mi verrebbe da mandare mille messaggi a Maurizio per chiedergli di tornare a casa potrei invece approfittare della mattinata per prendermi cura di me facendo dello sport o andando a una mostra con una mia amica.
Il terapeuta invita il paziente a portare con sé la flashcard e a consultarla nel momento in cui è in preda alle emozioni negative e all’attivazione degli schemi. L’obbiettivo è duplice, poiché rileggendolo tra le sedute il paziente svilupperà un punto di vista più positivo e consultando il promemoria nei momenti critici sarà incoraggiato ad adottare strategie comportamentali più funzionali. Inoltre, la lettura della scheda avrà l’effetto più generale di indebolire la credibilità degli schemi e a sviluppare nel paziente un punto di vista sempre più funzionale.
Infine, la flashcard può essere scritta o registrata in un memo vocale dal terapeuta stesso. In questo caso può assumere la funzione di oggetto transizionale, utile in particolare nel trattamento dei pazienti con disturbo borderline di personalità, per cui la stabilità e la continuità della relazione terapeutica assume particolare rilevanza clinica.